Ho sempre avuto un atteggiamento
contrastante verso i proverbi. Sono incuriosito dalla saggezza
popolare ma poi, di fronte al proverbio snocciolato nel bel mezzo di
una discussione o letto di sfuggita in qualche rivista, mi delude la
banalità e la normalità, nel senso di conferma del senso comune,
che spesso riflettono.
Li ho rivalutati solo nel momento in
cui ho iniziato a pensare che proprio la ricerca della normalità è
alla base della creazione e della riproduzione dei proverbi. Non sono
un modo per confermare come stanno le cose del mondo, ma un modo per
sperare in un mondo che, almeno un po', si ripeta di anno in anno.
Per il contadino, la cui vita dipende
dai capricci del tempo, ogni anno è diverso dal precedente e ogni
anno non sa se arriverà a quello successivo. Lui trova nel proverbio
la speranza che l'anno successivo sia simile a quello precedente.
E' con questo spirito che ho
ricominciato a leggere i proverbi, a gustarne gli aspetti sarcastici
e a capirne la profondità.
Detto questo, non perdetevi la presentazione di questo libro alla "Casa dei Nonni"!
A presto la data.
*"Nelle abitazioni, in particolare quelle di campagna, da tempi remoti era presente il telaio, su cui venivano tessute le stoffe necessarie alla famiglia, gli abiti quotidiani e della festa, e il corredo per le figlie da maritare. Era impossibile però dedicare tempo al telaio tra la primavera e l'autunno inoltrato, quando tutti, bambini compresi, erano occupati nei pesanti lavori dei campi. Di conseguenza, se le donne non avevano approntato l'occorrente prima di Pasqua, si soffriva, si sospirava per il resto dell'anno" (tratto dal libro Le Marche nei proverbi di Carlo Verducci, pag.42)